Sostenibilità quotidiana

Il fotografo britannico Richard Drury ha passato l’ultimo anno lavorando su un servizio di still life concettuale, concentrandosi su concetti chiave che i nostri clienti vorrebbero poter rappresentare in modi nuovi e originali. Per questa nuova serie, abbiamo voluto riflettere su idee e domande riguardo la sostenibilità. Il nostro obiettivo era quello di produrre immagini che rappresentino valori legati al mondo green e alla consapevolezza ambientale in maniera contemporanea.
Dopo molte discussioni, dopo aver condiviso svariate fonti di ispirazione e abbozzato il nostro progetto, Richard si è messo a lavoro nel suo studio. La prima parte della serie è composta da oggetti riciclabili accatastati con cura, uno sopra l’altro, spesso traballanti e al punto di crollare. Mettendo insieme oggetti scartati, volevamo creare una nuova forma vivente che servisse da metafora per il cambiamento, l’equilibrio e la fragilità.
Richard spiega: “Volevo mostrare la bellezza insita negli oggetti comuni, nelle cose usa e getta e in quelle buttate via senza cura, volevo comunicare un senso di equilibrio tra ambiente e consumismo.
La ‘pila di oggetti’ fa nascere domande su come noi vediamo gli imballi che utilizziamo e buttiamo tutti i giorni. Abbiamo scelto oggetti immediatamente riconoscibili e che riflettono un particolare settore, permettendo a ciascuna immagine di rivolgersi ad una particolare fetta di pubblico. Un’attenta considerazione è stata fatta anche sull’uso dei colori e delle tonalità. La "pila di oggetti" è costruita con una certa eleganza, un senso di equilibrio, di sfida alla gravità.
La seconda parte della serie è meno complessa. Si tratta di composizioni grafiche realizzate in studio che ritraggono oggetti quotidiani ‑ borse della spesa, bicchierini del caffè, bottiglie d’acqua. Il messaggio in questo caso è inequivocabile e pone una domanda diretta all’osservatore: "Cosa scegli? La cultura della sostenibilità e della longevità oppure quella della gratificazione istantanea e dello spreco?"
Dopo molte discussioni, dopo aver condiviso svariate fonti di ispirazione e abbozzato il nostro progetto, Richard si è messo a lavoro nel suo studio. La prima parte della serie è composta da oggetti riciclabili accatastati con cura, uno sopra l’altro, spesso traballanti e al punto di crollare. Mettendo insieme oggetti scartati, volevamo creare una nuova forma vivente che servisse da metafora per il cambiamento, l’equilibrio e la fragilità.
Richard spiega: “Volevo mostrare la bellezza insita negli oggetti comuni, nelle cose usa e getta e in quelle buttate via senza cura, volevo comunicare un senso di equilibrio tra ambiente e consumismo.
La ‘pila di oggetti’ fa nascere domande su come noi vediamo gli imballi che utilizziamo e buttiamo tutti i giorni. Abbiamo scelto oggetti immediatamente riconoscibili e che riflettono un particolare settore, permettendo a ciascuna immagine di rivolgersi ad una particolare fetta di pubblico. Un’attenta considerazione è stata fatta anche sull’uso dei colori e delle tonalità. La "pila di oggetti" è costruita con una certa eleganza, un senso di equilibrio, di sfida alla gravità.
La seconda parte della serie è meno complessa. Si tratta di composizioni grafiche realizzate in studio che ritraggono oggetti quotidiani ‑ borse della spesa, bicchierini del caffè, bottiglie d’acqua. Il messaggio in questo caso è inequivocabile e pone una domanda diretta all’osservatore: "Cosa scegli? La cultura della sostenibilità e della longevità oppure quella della gratificazione istantanea e dello spreco?"