Fiducia

Tendenze / Autenticità
Vesnaandjic
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Jacqueline Bourke
nov 7, 2019
Oggi, la fiducia nei brand è in crisi. I consumatori non vogliono fare affari con un’azienda che ritengono inaffidabile. Secondo quanto emerso da uno studio del Edelman Trust Barometer del 2019, solamente un consumatore su tre ha fiducia nella maggior parte dei brand dai quali acquista o dei quali utilizza i prodotti o servizi.

I brand di tutto il mondo stanno cercando di costruire un più profondo senso di fiducia con i loro consumatori, attraverso il potere del visual storytelling. Le ricerche dei consumatori per il termine ‘Fiducia’ sono cresciute del 126% negli ultimi 12 mesi.

Il tema della fiducia è presente nella comunicazione di tutti i brand. A Getty Images abbiamo analizzato come l’idea che le persone hanno della fiducia e dell’affidabilità si stia evolvendo dal punto di vista visivo. Come possiamo trovare persone che abbiano un aspetto in grado di ispirare fiducia? E come stanno cambiando le opinioni e i sentimenti relativi alla fiducia?
Le ricerche dei consumatori per il termine ‘Fiducia’ sono cresciute del 126% negli ultimi 12 mesi.
Attraverso un sondaggio internazionale svolto con l’aiuto di Nielsen, su più di 82.000 persone provenienti da 182 Paesi di cinque lingue differenti, abbiamo chiesto ‘Di chi ti fidi di più’ mostrando le nostre immagini. I risultati sono stati illuminanti. Le donne sono risultate essere degne di fiducia molto più degli uomini, infatti al vertice della classifica si sono posizionate ben due immagini di dottoresse. Questo risultato è certamente degno di nota, considerando che in molte strutture sanitarie, dottori e chirurghi sono ancora per la maggior parte uomini, mentre le figure femminili sono impiegate come personale di supporto. Quando abbiamo approfondito l’analisi dei nostri dati in relazione a professione, età, genere, localizzazione geografica e personalità, abbiamo scoperto che proprio la personalità che traspare dalle immagini influenza la scelta in maniera nettamente superiore rispetto a professione, genere, età e localizzazione geografica.

All’indomani della crisi finanziaria del 2008, la fiducia dei consumatori negli istituti finanziari di tutto il mondo si è disintegrata. In tutta risposta, uomini in giacca e cravatta sono riapparsi nella comunicazione dei brand, nel disperato tentativo di ricostruire la fiducia perduta. Abbiamo visto uomini bianchi di mezza età e frasi come ‘Fidati di noi’. ‘Siamo una società solida’ e ‘Siamo sul mercato da molto tempo’. Curiosamente, una cosa simile successe nel settore dell’ICT e della comunicazione dopo il crollo del Dotcom nel 2001. Dopo cinque anni in cui gli uomini venivano rappresentati in jeans e magliette su skateboard, improvvisamente quegli stessi uomini cominciarono ad indossare ‑ indovinate un po’ ‑ completi eleganti. Questi messaggi non ottennero i risultati sperati. Fortunatamente, a partire dal 2010 abbiamo assistito a un ritorno a immagini più in armonia con il mondo in cui viviamo ‑ l’uso di persone ‘reali’ e la rappresentazione degli aspetti che stanno a cuore alle persone ‑ e questa tendenza è diventata ancora più importante al giorno oggi.
Le persone vogliono e si aspettano di vedere immagini che rappresentino ciò che le circonda. Quello che appare chiaro dalla nostra ricerca è che i brand hanno bisogno non soltanto di essere rappresentativi e ‘reali’ nella loro comunicazione visiva, ma devono anche essere in grado di ispirare fiducia. Questo concetto riguarda ogni aspetto, dal soggetto, fino al fotografo e al consumatore. Se, ad esempio, decidi di mostrare una persona con disabilità, non può essere un attore che sta fingendo: deve essere una persona reale. Inoltre, deve essere una rappresentazione vera, che trasmetta empatia e vissuto.

I brand devono sforzarsi di rappresentare un’autenticità degna di fiducia nelle loro comunicazioni, altrimenti rischiano di alienare o, quantomeno, di non coinvolgere i loro attuali o potenziali consumatori. Per stabilire un rapporto di fiducia attraverso il visual storytelling, fiducia e autenticità sono la chiave. Non fingere ‘La realtà premia’.
Tra collettività e individualità